lunedì 30 gennaio 2017

CHIEDENDO SUPPORTO

Dopo un inizio così lanciato, dopo aver fatto già il primo punto della situazione, ora sono a chiedere supporto, sono a chiedere il parere di qualcun altro per avere altre idee di felicità.
Alla fine, ho scoperto che chiedere supporto, chiedere aiuto, viene considerato come negativo perché segno di debolezza, ma io penso che sia il modo più semplice per raggiungere un risultato.
Come al solito cerco di spiegarmi.

Come al solito, quando mi fermo a pensare alle situazioni, mi accorgo che ad apparire sbagliato non è il concetto in sé, ma l’applicazione che ne facciamo noi persone.
Non è sbagliato chiedere aiuto, ma può diventarlo se lo facciamo nel modo sbagliato o, addirittura, se facciamo una cosa diversa convinti che stiamo lanciando una richiesta di aiuto.

Chiedere supporto (badate bene che nel titolo non ho scritto apposta chiedere aiuto) è differente in quanto implica che la persona che chiede è disposto a lavorare per venire fuori dalla sua condizione.

Perché dico questo?

Perché ultimamente, chiedere aiuto viene inteso come: “Fai tu per favore?”

Correggetemi se sbaglio.

Io ho chiesto supporto, ho chiesto che qualcuno mi dicesse la sua idea di felicità. Beh, qualcuno lo ha fatto.

Mercoledì leggerete cosa ha scritto. Le lascerò la pagina libera.

consulenza.orientamente@gmail.com



mercoledì 25 gennaio 2017

DOVE VOGLIO ARRIVARE?

Anche questa è proprio una bella domanda. Sapevo che, prima o poi, avrei dovuto affrontare l’argomento.
Cerco di darvi la mia direzione, giusto per farvi capire almeno dove sto andando.

Tutto questo è iniziato davvero troppo tempo fa per ricordare cosa è stato a far partire il meccanismo. È evidente che so bene la situazione che mi ha portato qui, ma il momento esatto ormai fa parte di me senza che ve ne possa dare spiegazione.
Di certo so che non è più importante quel preciso istante, qualunque esso sia, ma è importante che sia successo qualcosa che mi ha portato qui oggi.

Dove voglio andare penso che sia ormai chiaro, nel senso che la direzione che ho preso è quella per la felicità, ma so che è il percorso che può risultare strano ai più.
Molte persone stanno seguendo il mio stesso obiettivo, ma la strada che ognuno di noi sta seguendo è, spesso, completamente differente.

È possibile?

È vero che per andare a Roma ognuno percorre una strada diversa perché parte da un punto diverso, ma io vedo che la differenza sta nel fatto che ognuno raggiunge qualcosa convinto di essere arrivato nel mio stesso punto. Come se io arrivassi a Milano e dicessi: “finalmente! Roma è meravigliosa!”

In questi casi mi fermo e mi faccio la domanda che dà il titolo al post. Dove voglio arrivare? Siamo sicuri che la strada sia giusta? Quando ho visto l’ultimo cartello che mi diceva di essere sulla buona direzione?

Io credo che il punto di partenza sia importante, ma dovremmo essere in grado di capire se stiamo andando dalla parte giusta! Se io parto da Milano per andare a Roma e vado verso sud, se incontro a Parma una persona di Napoli che mi dice che sta andando a Roma e per farlo sta andando a nord, devo essere capace di capire che la strada è un’altra! Ma devo anche essere capace di dimostrare a quella persona che io ho ragione! E devo anche rimettere in discussione la mia di strada perché magari sono io quello fuori percorso!

Insomma, dove voglio andare?

L’obiettivo è chiaro, la strada è incerta.




lunedì 23 gennaio 2017

COSA VOGLIO DIRE?

Con l’ultimo post abbiamo chiuso un cerchio e credo che ne chiuderemo degli altri, ma ora ho bisogno di fermarmi un attimo perché credo che ce ne sia bisogno.
Mi faccio spesso questa domanda, credo che saranno quindici anni buoni ormai che mi chiedo cosa voglio dire ogni volta che mi viene in mente un pensiero di qualsiasi tipo.
È quasi come se dovessi cercare una giustificazione a quanto mi sta passando per la testa ed è, allo stesso tempo, come se stessi cercando di trovare una collocazione a quel pensiero. Spesso parliamo di immagini o suoni, ma anche di frasi che capitano nel bel mezzo di un fare nulla e che si trasformano in pensieri che diventano spesso le cose che scrivo.

Spesso mi chiedo se sono l’unico a chiedermelo o se ci sono anche altre persone che lo fanno.

Sembrerà strano, ma ho scritto un libro ed ora mi chiedo che cosa voglio dire con tutto quello!

Insomma, dopo tutti questi dubbi, posso affermare che sono sulla strada giusta.

Perché? Perché se dovessi smettere di chiedermi perché mai mi vengono in mente pensieri di questo tipo, probabilmente non avrei più nulla da fare.





martedì 17 gennaio 2017

CORAGGIO

“Forza e coraggio!” mi sono sempre sentito dire quando c’era qualcosa che andava fatto, ma che non era il massimo per quanto riguardava il divertimento o la piacevolezza dell’attività, ma non voglio parlare di coraggio inteso in quel modo.
Come ho sempre detto bisogna essere consapevoli delle parole che stiamo usando e del significato che queste hanno, perché se no, diventa difficile farsi capire in quelle che sono le vere intenzioni che abbiamo in mente.
L’italiano è una lingua molto complessa con moltissimi termini che, spesso, vengono usati in maniera scorretta per indicare qualcosa che, alla fine, non si capisce.

Fatta questa premessa voglio dire che, per uscire da una situazione abitudinaria ci vuole coraggio, quel coraggio che, dopo, ci costringe ad avere paura.

Con questo vi dico che abbiamo chiuso il cerchio che abbiamo iniziato con il primo post e con tutte le discussioni fatte sul tema della paura.
Il coraggio che ci potrebbe spingere ad uscire dall’abitudine è quello che ci fa stare lontani dalla nostra zona di confort, come va di moda dire in questo periodo.
In effetti è vero. Pensate alla situazione in cui siete fermi nel vostro allenamento e questo diventa un ripetere delle attività ormai non più finalizzato ad imparare, ma a fare finta di fare allenamento verso un obiettivo. Sapete perché, ad un certo punto, non si migliora più? Perché non si ha il coraggio di affrontare qualcosa che bisogna imparare di nuovo da zero semplicemente perché non lo si sa fare.
L’allenamento porta a migliorare se siamo in grado di alzare il tiro ogni volta.
Il coraggio porta un miglioramento se ci spinge a provare quella sensazione che abbiamo ampiamente analizzato e che è definibile come “paura”.


Facciamo sintesi:


                                                                PAURA    DESIDERIO
                                                                             🔃
                                                        CORAGGIO    ALLENAMENTO     

Partite pure da dove volete.
                                                            




lunedì 16 gennaio 2017

ABITUDINE

È da un po’ che abbiamo iniziato a discutere di tanti argomenti interessanti e mi avete dato moltissimi spunti davvero incredibili, ma vorrei analizzare uno dei diversi intoppi di grandi dimensioni che possiamo trovare lungo la strada del nostro cammino verso la felicità.
Fino ad ora abbiamo incontrato la paura, siamo passati al desiderio per arrivare all’allenamento e adesso? Dopo tutta questa fatica siamo pronti per cadere nell’abitudine?

Mi spiego meglio.

Pensate di aver trovato una strada interessante da percorrere e di aver fissato i vostri obiettivi in modo da arrivare alla vostra felicità. Immaginate proprio di aver pianificato un percorso fatto di obiettivi a medio e lungo termine e di aver pianificato anche un piano di allenamento duro e faticoso.
Avrete sicuramente pianificato attività di allenamento quotidiano, da fare in un certo modo e con una certa ritualità.
Iniziate con entusiasmo e gioia finché non scoprite che l’allenamento è più duro del previsto ed i risultati non arrivano come avevate programmato e raggiungete minimi traguardi in tempi secondo voi troppo lunghi.
Scoprite che imparare l’inglese non è poi così semplice e che dovete fare gli stessi esercizi per molto tempo prima di poter fare un piccolo gradino in più.
Ecco che vi trovate tutti i giorni, alla stessa ora dopo il lavoro, a fare sempre le stesse cose per migliorare una pronuncia di un “th” che proprio non vi viene.

Quanto ci vuole prima che il metodo diventi un’abitudine?
Il rischio è davvero dappertutto in quello che facciamo?

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mercoledì 11 gennaio 2017

ALLENAMENTO

L’ultima volta vi ho lasciati con un’idea complessa che in pochi hanno forse finora legato al concetto di felicità. Ho parlato di allenamento.
Cosa vuol dire legare il concetto di allenamento all’idea di felicità?

Apparentemente sembrano due cose così distanti, ma la discriminante è sempre il significato che diamo alle parole che usiamo.
Vi faccio una domanda:
Quando volete imparare a fare una pizza, non vi resta altro che mettervi lì e provare. Bisogna fare una volta, poi due, tre e man mano che aumenterete le volte sicuramente perfezionerete la tecnica ottenendo una pizza via via sempre migliore.
Forse, con questo esempio, non vi risulta ancora chiaro come possa essere legata alla felicità l’idea di imparare a fare la pizza.
Mi spiego meglio.
Chi vuole imparare a fare la pizza è perché ha una certa passione per quel piatto, può essere?
Imparare a farla bene non ci aiuta a perfezionare una passione?
Perfezionare una passione non ci rende felici?

Cosa voglio dire con tutto questo?

Felicità non è definibile con delle parole, ma con delle sensazioni. Felicità non si raggiunge, ma si prova.

In quest’ottica intendo fondamentale l’allenamento.

Se vediamo la felicità come una sensazione e l’allenamento a provare quella sensazione come un passo necessario, riusciamo a vedere più legate queste due parole?






domenica 8 gennaio 2017

DESIDERIO

A questo punto, dopo i discorsi che abbiamo fatto fino ad oggi, è necessario spendere due parole anche in merito ad un argomento che abbiamo tirato in ballo insieme alla paura. Vorrei parlare del desiderio.

Il desiderio è qualcosa che io reputo fondamentale, perché è ciò che ci spinge a fare il primo passo verso il raggiungimento di un obiettivo. Il desiderio ci porta avanti senza che ce ne accorgiamo perché è ciò che muove il nostro corpo prima di muovere il nostro cervello.
Pensate a quanto aumenta il desiderio di fare un’azione che aspettate da tempo. Pensate a tutto quello che non vedete l’ora di fare!

Il desiderio è una sensazione mobilitante, è qualcosa che ci spinge verso, che ci spinge a, e lo fa senza che noi ci possiamo opporre perché nasce dal cuore! Come tutte le altre sensazioni!
Perché mi ostino a metterlo in paragone con la paura?
Perché sono opposte nella loro natura. Entrambe sono naturalmente orientate a spingerci in qualche direzione, ma sono due direzioni assolutamente opposte in quanto la paura ci spinge a tornare indietro, mentre il desiderio ci fa andare avanti!

Tutto dipende dalla strada che vogliamo intraprendere!

Come si fa a scegliere? Sembra una domanda di poca importanza perché la scelta sembra così evidente! Ma vi assicuro che non è così. Desiderio e paura sono due entità che, qualunque strada decideremo di intraprendere, saranno sempre presenti in noi e basterà davvero poco perché una prenda il sopravvento su un’altra.

Come fare ad evitare questo?

Allenamento?

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martedì 3 gennaio 2017

PAURA

L’ultima volta vi ho lasciati con una domanda in merito ad uno degli argomenti che reputo tra i più importanti in relazione alla felicità.

La domanda era relativa ad un dettaglio. Chiedevo se l’attimo prima, quello in cui si manifesta la paura, potrebbe essere la stessa sensazione che si prova nell’attimo prima di fare ciò che ci piace maggiormente.
Attenzione ai dettagli, vi prego, perché mi sono accorto che tendiamo a parlare di paura (e desiderio) in modo troppo generico.

Facciamo attenzione a quanto viene detto ed alle parole che vengono usate perché lì sta la differenza! Provate a dirvi in continuazione che avete paura di fare qualcosa e non lo farete mai. Fate lo stesso dicendovi che lo desiderate e lo farete.
Cambia davvero poco, ma cambia quello che è necessario a farvi fare un passo avanti o farvi rimanere fermi nello stesso punto.

Quello che mi trovo di fronte spesso è che manca la consapevolezza che stiamo utilizzando le parole giuste per i concetti che stiamo esprimendo. Cioè, siamo sicuri di utilizzare i termini giusti, ma ci manca la capacità di analizzare se i nostri concetti hanno anche altre espressioni e, spesso, siamo fermi in un vicolo cieco.
Quello che voglio dire è che ci manca la capacità di capire che se prendiamo un quadrato e lo giriamo leggermente diventa un rombo.

La domanda con cui vi lascio adesso è questa:
Quanto sono diversi i desideri dalla paure?

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domenica 1 gennaio 2017

PRESENTAZIONE

Ciao a tutti e benvenuti.
È con vero piacere ed anche con un po’ di emozione che scrivo questo primo post del nuovo anno e del nuovo blog.
Chi mi conosce e chi ha seguito il mio percorso fino a qui, sa che io scrivo principalmente per generare ragionamento, per creare pensieri in chi legge.
Molte volte scrivo in maniera provocatoria, è vero, ma lo faccio solo perché il mio obiettivo è quello di creare ragionamento in tutte le persone che leggono. Non mi stancherò mai di ripeterlo.

L’obiettivo principale di questo blog è quello di ricercare la felicità.

Ci sono un sacco di teorie in merito a questo argomento, ma io voglio utilizzare solo un metodo, il mio metodo, per raggiungere l’obiettivo sognato da tutti.

Partirei per questo viaggio da una delle sensazioni che maggiormente ci impedisce non solo di arrivare ai traguardi che ci siamo preposti, ma anche di iniziare e fare il primo passo verso la realizzazione dei nostri sogni è la paura.
All’inizio di questa nuova avventura voglio fare in modo di affrontare subito un ostacolo enorme, perché deve essere evidente a tutti che non è possibile considerarlo sempre come qualcosa di negativo.

Sto parlando della paura. Se fosse qualcosa di positivo?

Ho bisogno di fare una domanda perché, essenzialmente, ho bisogno di una risposta che mi aiuti a capire.

Avete mai pensato alla paura come a qualcosa di positivo? O meglio, avete mai usato la paura come strumento?

In fondo, se ci pensiamo, non abbiamo mai paura quando dobbiamo fare un’azione legata alla nostra attività preferita. Per capirci, non abbiamo mai paura quando stiamo per passare il nostro pomeriggio in riva al mare a prendere il sole mentre sorseggiamo un succo.
Abbiamo paura, però, quando stiamo per aprire una nuova attività e siamo terrorizzati da come possono andare le cose e da quello che potrebbe succedere.
Entrambe le situazioni possono andare malissimo o benissimo.

Inizio questa nuova avventura facendovi una domanda:
Che differenza c’è tra i due attimi prima? Perché un attimo prima di andare in spiaggia abbiamo desiderio di farlo e l’attimo prima di aprire la nostra attività, quella che farà consolidare il nostro futuro, abbiamo paura?

Stiamo mica parlando della stessa sensazione che vediamo per qualche motivo in modi differenti?


consulenza.orientamente@gmail.com